AFFONDATO DA UN SILURO “NEMICO” NEL SETTEMBRE 1943 GIACE AD UNA PROFONDITA’ DI 140 METRI CON A BORDO I RESTI DELL’EROICO EQUIPAGGIO
Giace al largo di punta Licosa (Salerno), a circa 138 metri di profondità, con il suo equipaggio, il relitto di un sommergibile della Regia Marina con ancora a bordo i resti
dell’equipaggio.
E’ il “Velella”, silurato e affondato il 17 settembre del 1943, mentre operava nell’ambito del “Piano Zeta” ideato per contrastare il previsto sbarco anglo-americano.
Con il Velella scomparvero anche il comandante Patanè, cinque
altri ufficiali e 44 tra sottufficiali e marinai.
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Onore a Loro
Si tratta dell’ultimo sommergibile italiano perduto nella guerra contro
gli Alleati.“ Ed è incredibile come, a più di 70 anni di
distanza, malgrado le numerose iniziative messe in campo,
innanzitutto dai familiari e dai parenti, nessuno abbia ancora
accolto le istanze di chi vuole dare degna sepoltura ai propri
caduti” scrive, in una interrogazione rivolta ai
ministri della Difesa, dei Beni Culturali e dello Sviluppo
Economico, la senatrice del gruppo ALA (Alleanza
Liberalpopolare-Autonomie) Eva Longo, vicepresidente della
Commissione Finanze.
Considerato “l’alto valore storico del relitto, la cui
integrità è seriamente messa a rischio dalle reti dei pescatori
che restano sovente impigliate nelle lamiere e dalla lunga
permanenza in acqua”, e “tenuto conto del fatto che l’Italia
dispone di grossi mezzi militari in grado di recuperare relitti
a svariate centinaia di metri di profondità (come ad esempio, la
nave Anteo)”, la Longo chiede ai “ministri in indirizzo se
intendano procedere al recupero del sommergibile e con quali
tempi e modalità”. “Il Velella – sottolinea ancora la
parlamentare di ALA – potrebbe essere stato affondato
addirittura ad armistizio già firmato”.